ROMA - E' il software dall'anima pi� "comunista"
in circolazione e non sorprende che il governo cinese abbia deciso
di adottarlo in massa. In pi� il finlandese Linux (scaricabile
gratis dalla Rete, modificabile a piacere a patto che sia poi messo
a disposizione di tutti) � molto pi� genuinamente "rivoluzionario"
di quanto non lo sia Windows, epitome - agli occhi del Consiglio del
Popolo - del neo-imperialismo americano. "Non vogliamo che una
compagnia sola monopolizzi il mercato informatico" ha dichiarato,
senza arrossire, Chen Chong, sottosegretario all'industria
informatica, caldeggiando la causa del sempre pi� popolare "open
source". E ha aggiunto: "Con Linux possiamo controllare la sicurezza
del sistema e, quindi, il nostro destino".
Il recente
innamoramento di Pechino per l'unica vera alternativa al quasi
ubiquo sistema operativo di Microsoft ha infatti motivi politici
oltrech� economici. L'anno scorso un grosso scandalo era scoppiato
intorno alle voci che Windows avesse nascosto al suo interno un
meccanismo (la cosiddetta NsaKey) che avrebbe consentito al governo
americano di entrare furtivamente nel cervello del computer che lo
utilizzava. L'azienda di Redmond aveva sdegnosamente smentito, ma i
dubbi sono rimasti. E senza "sicurezza nelle informazioni -
avvertiva tempo fa il Quotidiano dell'esercito di liberazione del
popolo - non pu� esistere una sicurezza nazionale n� economica n�
politica n� militare".
Timori tanto pi� acuti dal momento che
le vendite dei programmi Microsoft sono molto cresciute negli ultimi
tempi, con un aumento dell'80 per cento solo a considerare l'anno
scorso. L'attitudine dei cinesi nei confronti di Bill Gates e della
sua compagnia non � stata sempre ostile, anzi: credendo fortemente
nel potenziale enorme che quel mercato costituiva, nelle sue varie
visite ufficiali il fondatore dell'azienda era stato sempre accolto
come un eroe. Quello che per� gli utenti informatici gli avrebbero
presto rinfacciato era lo stabilire prezzi troppo alti, una prassi
che incoraggia l'altissimo livello di pirateria informatica cui si
assiste nel Paese (il 95 per cento dei programmi sono copiati
illegalmente, secondo fonti Bsa dell'anno scorso).
Quale
migliore soluzione, quindi, di un sistema operativo gratuito e che,
per di pi�, lasciava ai programmatori la facolt� di controllare e
modificare il codice sorgente mettendosi cos� al riparo da qualsiasi
manipolazione da parte di malintenzionati? Entro la fine del 2000 la
Cina potrebbe diventare, per dimensioni, il terzo mercato del mondo
per quanto riguarda i pc e le vendite di software sono previste in
crescita almeno del 30 per cento. In questo scenario le possibilit�
di espansione di Linux sono enormi. Gi� adesso un terzo dei server
(i grossi computer che fanno funzionare i siti Internet) lo
adopererebbe, stando ai dati forniti da Liu Bo, amministratore di
Red Flag, un'azienda sponsorizzata dal governo e che produce
programmi con esso compatibili. La percentuale potrebbe passare al
50 per cento l'anno prossimo e al 30 per cento per quanto riguarda i
pc da tavolo.
E, sebbene l'autorevole Idc parli di cifre ben
pi� modeste (il 3 per cento dei server dell'anno scorso avrebbe
montato Linux e la cifra potrebbe raddoppiare quest'anno), � certo
che l'imprimatur governativo potr� accelerare nettamente l'adozione
del sistema "free". La Great Wall Computer, una dei principali
produttori di hardware locali, ha gi� consegnato 200 mila pc da
tavolo con Linux installato. Non � che un'inizio, ma un inizio
promettente, e non era proprio Mao Zedong a insegnare che "il
viaggio pi� lungo comincia con un passo"?
(9 luglio
2000) |
Addio
a Microsoft, la Cina sceglie Linux
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