Il chi kung è un esercizio fisico, spesso codificato, che si armonizza con la Mente ed il Respiro. Per questo consente l’acceso ad uno spazio nuovo e fa stare bene.
I 18 esercizi taoisti di longevità sono una serie di sequenze messi insieme negli anni ’70 nell’ambito di ricerche sull’efficacia medica dei movimenti consapevoli del chi kung: il suo creatore ha posto l’attenzione più sulla parte fisica e grossolana (allineamento muscolo-scheletrico, scioglimento articolare, allungamento tendineo) che su quella strutturale energetica (meridiani ordinari e curiosi, visualizzazioni), raggiungendo in ogni caso ottimi risultati su entrambi i punti di vista, che sono indissolubilmente legati. Quindi, più che di meridiani, ago-punti e contatto con il Cielo e la Terra, in questa forma si parla di spalle, braccia, collo, anche, muscoli, legamenti. Le parole son differenti, lo spirito rimane uguale.
I 18 esercizi vengono suddivisi in 3 sezioni da 6 figure ciascuno. Ogni sezione è focalizzata su un distretto del corpo riconducibile ai 5 archi: i 2 archi delle braccia, i 2 archi delle gambe e l’arco della colonna vertebrale.
La prima sezione è dedicata agli archi delle braccia, inclusivi della movimentazione del collo, in quanto il muscolo trapezio vede la sua inserzione nell’area occipitale e si aggancia al processo acromiale, rendendosi strutturale nella trasmissione della forza verso le mani. Inoltre l’innervazione che procede nelle braccia ha la sua origine tra C-3 e T-1: il collo è fondamentale nel movimento degli arti superiori.

Guardare nelle 5 direzioni
1. Guardare nelle 5 direzioni
Rinforza ed attiva il collo, ruotando il capo e ruotare lo sguardo a sinistra; a destra; in alto; in basso. Si scioglie un movimento circolare. La quinta direzione è quella centrale, che si attraversa sempre con il capo e lo sguardo.

Aprire il petto
2. Aprire il petto
Mani all’altezza della gola, si guarda nella “bocca della Tigre”. Divaricare le braccia ai lati delle spalle portando le mani all’altezza degli occhi, formando un cerchio con le dita e focalizzando lo sguardo al centro del cerchio, alternativamente a destra e a sinistra. Rinforza le spalle, le connette con il movimento del collo.

Raccogliere dal Cielo
3. Raccogliere dal Cielo
Si raccoglie dal Cielo e si porta al petto. Continua la connessione delle spalle con il collo e lo scioglimento articolare potenziato dall’utilizzo consapevole dello sguardo, che segue prima una mano, poi l’altra. Si studia la comunicazione delle spalle con il petto.
In questo esercizio la più grande guida è il nome (come spesso accade): infatti è come se si raccogliesse una cosa che non scende, oppure come se si volesse trazionare su il corpo su una sbarra orizzontale.
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Disegnare un cerchio
4. Disegnare un cerchio
Connette gli archi delle braccia in un’unica struttura. Si cerca la massima estensione mantenendo il radicamento delle scapole. Anche lo sguardo è connesso con l’orizzonte, si mobilita il collo.

Far volare la farfalla
5. Far volare la farfalla
L’attenzione si muove dall’esterno verso l’interno. Lo sguardo è sul gomito vicino al corpo. Con le scapole radicate le braccia si muovono seguendo una spirale ed imitando il battito d’ali di una farfalla: è più importante quello che non si muove che quello che si muove.

Innalzare verso il Cielo
6. Innalzare verso il Cielo
L’attenzione torna all’esterno, lo sguardo si sposta sulla mano e si perde oltre la mano stessa. Il braccio posteriore radica in Ming Men, quello proteso al Cielo distende la colonna vertebrale. Le spalle si rinforzano e si aprono.
La seconda sezione si concentra nella mobilitazione della colonna vertebrale. Non solo flessione ed estensione, ma anche rotazione ed inclinazione, per aumentare la spazio interdiscale ed alleviare ogni sindrome dolorosa a carico del rachide. La colonna è un arco: quando vengono rettificate le curve fisiologiche, si ottiene un bastone di giada che con l’esercizio si rende flessibile come il bambù.

Iil corpo come un arco
7. Tendere il corpo come un arco
Si separa l’alto dal basso, la colonna si estende. Il fianco viene aperto dal movimento, lo spazio tra i dischi aumenta, ogni vertebra si mobilita.

Spingere il mulo e tirare la corda
8. Spingere il mulo e tirare la corda
Si risvegliano i muscoli rotatori della colonna, si rilasciano i paravertebrali. Due i punti di applicazione della forza: il palmo della mano che spinge, il gomito che tira.

Ruotare il bacino
9. Ruotare il bacino
Utilissimo per ogni dolore alle gambe ed ai lombi. Il bacino si muove ed ondeggia, liberando il kua delle anche. Oppure la testa rimane fissa e muovono solo le anche. Il bacino è la radice della colonna, a volte si muove, altre rimane fermo… soprattutto quando si muove tutto il resto.

Oscilare il tronco
10. Oscilare il tronco
Si connette il movimento con le braccia e lo sguardo, guardando a sinistra e destra. Qualcuno dice “raccogliere il chi del Cielo, raccogliere il chi della Terra”.

Colpire lateralmente a mano aperta
11. Colpire lateralmente a mano aperta
Si raccorda il movimento al cambio di peso, si studia come la colonna trasmette la forza dai piedi alle mani. Per lenire il dolori alle ginocchia ed ai lombi.

Sfiorare i piedi con le mani
12. Sfiorare i piedi con le mani
Si studia l’estensione della colonna e la rotazione del trocantere nel bacino (o meglio nell’acetabolo, la sua articolazione). Il bacino ruota dal piano ortogonale al piano frontale al pavimento. Sacro e coccige sono piacevolmente sollecitati dal movimento, recuperando possibilità articolari e guarendo dai piccoli dolori.
La terza sezione è dedicata all’arco delle gambe. Quest’arco parte da Terra: l’arco plantare è il microcosmo del macrocosmo arco delle gambe. Adagiata sull’arco plantare, sale la struttura delle gambe, che è la radice del movimento.

Accarezzare le ginocchia
13. Accarezzare le ginocchia
Si sollecita il movimento rotatorio poggiando le mani sulle ginocchia. E’ un lavoro soprattutto sulle caviglie, di cui si allena la flessibilità.

Sedersi e guardare di lato
14. Sedersi e guardare di lato
L’arco della gamba dove si sposta il peso è pieno, l’altro arco è vuoto. La natura dell’arco è comunque quella di essere struttura portante, anche quando non sostiene.

Flettere le ginocchia
15. Flettere le ginocchia
La schiena rimane naturalmente distesa: elimina le rigidità di anche e ginocchia, armonizza il piede piatto.

Piegarsi e tendersi
16. Piegarsi e tendersi
Si studia la trasmissione del movimento verso le mani: più si scende in basso, più la mani si muovono naturalmente verso l’alto. La radice delle gambe è un saldo sostegno per la spinta delle mani.

Equilibrio
17. Equilibrio
L’arco di ogni gamba sostiene tutto il peso del corpo, per questo deve essere presente soprattutto quando si sta su un piede solo. Si spinge verso Terra e sale il ginocchio. Accresce la flessibilità delle gambe.

Il passo dell’eroe
18. Il passo dell’eroe
Si studia il punto di massima estensione dell’arco: quel punto in cui la gamba si stende, ma comunque la struttura elastica rimane, perché i tendini sono attivi.
In questa serie di esercizi si parla un linguaggio molto più “concreto” che in altre forme di chi kung, ma la loro efficacia, in effetti, è visibile e percepibile anche al livello più interno. Inoltre offrono un semplice strumento di autoprescrizione in caso di dolori o necessità rieducative o preventive (a patto che già si siano studiati gli esercizi con un maestro competente). Realmente per tutti, realmente da praticare.